Quando vivi all’estero e ti leghi ad altri espatriati lo sai sin da subito che uno dei due potrebbe decidere di partire di nuovo, per tornare a casa o cogliere una nuova opportunità altrove, ma non sei mai preparato abbastanza per preservarti dalla malinconia, dall’accusare il distacco.
Quegli abbracci, con la stessa facilità con cui si stringono, si sciolgono da un giorno all’altro. Con la stessa velocità con cui metti a nudo l’anima dinanzi ad un’altra simile alla tua, ti rivesti per un po’ della vecchia armatura.
E quando capita, anche davanti alle belle notizie, tipo quella di un lavoro in un altro Paese, non riesci ad esimerti dall’assaporare pienamente tutto quel retrogusto amaro. Ti senti un po’ stronza perché mostrare felicità e proferire parole di ottimismo e congratulazioni è uno sforzo immane, mentre cerchi di rialzarti dal pugno nello stomaco che ti è arrivato all’improvviso. E ti senti ancora più stronza indossando per una volta i panni di coloro che hai lasciato a casa privandoli con uno sguardo del diritto di replica, sapendo che quello che provi ne è solo una milionesima parte.
Non saranno sufficienti le frasi di circostanza del tipo “tornerò spesso” o “tanto poi ci sentiamo”, perché sarà l’idea di non avere più la possibilità di vedersi oggi, o domani, o tra tre giorni, a lasciarti quel saporaccio in bocca per l’intera giornata.
E’ un cambiamento che, nel tuo equilibrio già un po’ precario, riesce a mettere in discussione tutto quello che hai creato fino a quel momento, lo ridimensiona e lo sminuisce; come una folata di vento che entra all’improvviso da una finestra lasciata socchiusa e manda per aria il castello di carte che avevi costruito con tanta dedizione.
E’ una piccola, ma significativa parte di quella quotidianità che stai cercando di riempire ogni giorno che passa, aggiungendo un pezzettino alla volta, che si perde per strada.
Ci ero già passata all’inizio dell’anno, quando Chiara ha deciso di rientrare a casa con la promessa che sarebbe tornata.
A metà agosto è andata via Nora, dopo 6 mesi scivolati via con un carico emozionale che a volte non si vive in 6 anni; mesi di chiacchiere davanti ad un caffè che con la bella stagione si è trasformato in uno spritz; di gite fuori porta, pic-nic e passeggiate alla scoperta di questa città, nuova per entrambe. Di sentimenti altalenanti tra la gioia e la frustrazione, confidati sempre più ad alta voce. Una frustrazione scatenata dagli inutili tentativi di inserirsi nel mondo del lavoro in un Paese che di opportunità ne offre in quantità, ma che non sempre è pronto a spalancarti le porte. Un colloquio fatto con la scommessa a perdere di chi è convinto che tanto non mi prenderanno mai ed invece va bene.
Nora è tornata a Londra e mi scrive tutti i giorni. E’ ancora alla ricerca della propria dimensione, ma almeno sta lavorando in quell’azienda che la rende orgogliosa. Io continuo a dirle che andrà tutto per il meglio e che lei è la mia buona scusa per andare a Londra il prima possibile.
Ma oggi tra quei messaggi ce n’era uno di Chiara.
La vita, con i suoi giochi di andate e ritorni, le promesse fatte e mantenute, gli impegni presi e non rispettati, le parole dettate dalle emozioni che si trasformano in decisioni razionali, le rientrate in scena che si alternano alle uscite, non smetterà mai di sorprendermi e di farsi amare per questo.
“Sto per tornare a Ginevra, come promesso.”
“Una stanza qui per te c’è ancora. Come promesso.”
Ciao Francesca, ho letto il tuo post e ho pensato a tutte le persone che si sono trasferite, lasciando un bagaglio di ricordi. Ti accorgi che certi posti, senza quella persona, non sono più gli stessi; che la città stessa assume un aspetto diverso. Ti capisco molto bene e sono contenta di avere trovato il tuo blog!
Ciao Ilenia, è verissimo quello che dici e questa sensazione di disorientamento la si avverte di più quando si vive in una città diversa dalla propria, ma vedere andar via qualcuno e rimanere a casa, è altrettanto malinconico.
Io sono contenta che tu mi abbia trovata: ora faccio un salto da te! 🙂
sai che mi sono emozionata a leggere questo post? Mi sono messa nei tuoi panni per un attimo e non deve essere facile trasferirsi e fare nuove conoscenze per poi doverle lasciare…
Sono felice che questa sia una dì quelle promesse mantenute 🙂 Ogni tanto servono proprio!
E’ una botta alla quale non ci prepara mai abbastanza, ma fortunatamente la vita riserva altre belle sorprese dietro l’angolo.. l’importante è essere sempre pronti ad accoglierle!
Cavolo, complimenti davvero!
Nella prima parte hai saputo riassumere perfettamente lo stato d’animo e le emozioni sia positive che negative di chiunque lasci casa propria per trasferirsi all’estero.
Condivido al 100% quello che hai detto, e provo le stesse sensazioni ogni giorno.
Di nuovo i miei piu’ sinceri complimenti
Simone
Ciao Simone, cavolo che bel commento! Grazie per essere passato e per aver lasciato questo bel segno! Posso chiederti dove ti sei trasferito?
Sono contenta per te che per una volta non erano parole di circostanza. Dopo sei anni di espatrio posso dirti che è vero che l’affetto rimane, ma rivedersi è sempre molto difficile…
Lo posso immaginare, Federica: spesso non ci si riesce a vedere con una certa regolarità nemmeno quando si vive nella stessa città.
Nel caso di Chiara sarà un (secondo) tentativo di trasferimento qui a Ginevra, non una semplice visita, per questo mi ha stupito tanto.
Grazie per essere passata!