Dopo due giorni trascorsi a Melbourne, è arrivato il momento di caricare le valigie in macchina – le nostre uniche compagne di viaggio, che rappresenteranno il nostro guardaroba ambulante per i 25 giorni successivi – e dare forma al vero motivo che ci ha spinti fin qui: per quanto rimanga affascinata da alcune città e me ne innamori a prima vista, non c’è cosa che più mi faccia sentire viva dell’incontro ravvicinato con gli animali selvatici, i luoghi dove la natura la fa da padrona e sporcarmi le scarpe di polvere rossa.
Iniziamo l’on the road con qualche – mia – piccola preoccupazione per la guida a sinistra vista la mancanza di esperienze precedenti di Mister e i chilometri da affrontare, preoccupazione che svanirà poco dopo esserci allontanati da Melbourne: la Great Ocean Road è una lingua d’asfalto a due corsie che si srotola in tratti spesso non lineari, tra curve e ripidi tornanti a strapiombo sul mare che ti tolgono il fiato non solo per la vista, ma dove, allo stesso tempo, il traffico ad Agosto è pressoché inesistente e la segnaletica ti mostra passo passo come devi muoverti.
Passeremo la notte a Lorne, una cittadina di 1.000 abitanti caduta nel sonno dell’inverno australiano ma – si racconta – ambitissima meta turistica d’estate, in un motel che.. avete presente il film horror “Vacancy“? E’ il primo pensiero che ci è venuto in mente quando, arrivando col buio, abbiamo visto la scritta a neon rossa VACANCY.
Anche la camera era uguale: lo stesso tipo di arredamento e la sottilissima parete di vetro e metallo, schermata da una tenda alla veneziana un po’ sgangherata dalla quale filtravano in libertà sia il vento gelido che la luce gialla del lampione del parcheggio, contribuivano ad alimentare pensieri poco rilassanti prima di addormentarsi.
Il proprietario invece – e per fortuna – è un omone australiano simpaticissimo, il quale sarà solo la prima persona a dirci che “In Australia è pericoloso guidare di notte”.
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Una prima tratta quella da Melbourne a Lorne di circa 200 km, che percorreremo in circa 8 ore.
Bells Beach, Point Addis, Ironbark Basin, Anglesea, Split Point Lighthouse: non abbiamo fretta, vogliamo goderci ogni chilometro di questo viaggio ed ogni suo lookout, gli angoli nascosti, i fari, le nuvole che al tramonto si colorano di rosa, i fitti boschi che sembrano non avere una fine e le colline verdi che, invece, sembrano finire nel mare, quel mare turchese che si scaglia con forza sulla costa mentre un surfista ne cavalca l’onda.
Ogni metro di spiaggia che si apre all’improvviso dopo una curva, ogni strada sbagliata.
Siamo nei pressi di Torquay quando vedo in lontananza il primo segnale stradale icona dell’Australia “attenzione ai canguri” e realizzo che ci stiamo addentrando lentamente nella parte del Paese più vera, lontano dalle città, quel Paese sul quale ho fantasticato sin da bambina quando mi perdevo negli episodi di Georgie.
“Ti rendo conto che potrebbe, da un momento all’altro, attraversarci un canguro?” chiedo a Mister con il tono di chi non crede alle proprie parole, mentre abbasso lo sguardo verso la macchina fotografica per controllare l’ultimo scatto.
Nel frattempo Mister svolta placidamente a destra, su una strada secondaria, in direzione Bells Beach.
“I CANGURIIII!!!” urla all’improvviso, mentre stringe con entrambe le mani il volante, togliendo il piede dall’acceleratore ed iniziando a saltellare sul sedile.
“I CANGURIIII!!!” gli faccio eco mentre alzo gli occhi e vedo scorrere davanti al parabrezza 5-6 enormi animali saltellanti al centro della strada.
Seguono alcuni secondi di completa esaltazione: siamo fermi in mezzo alla strada, la macchina fotografica nel frattempo mi è scivolata giù dalle mani, ci abbracciamo farfugliando più e più volte la parola “canguro” mentre saltiamo sui sedili in un goffo, infantile, tentativo di imitarli.
E’ emozione forte, vera, indimenticabile.
E questo è solo il primo degli innumerevoli incontri, più o meno ravvicinati, che faremo con la fauna locale nei giorni a seguire.
Ma abbiamo voglia di poterli guardare bene sin da subito questi strani animali e sappiamo che al Golf Club di Anglesea è facile incontrali. L’informazione ci viene confermata anche dalla signora della tavola calda di fronte al lago – responsabile di avermi venduto un doppio toast con uova e bacon, fritto nel burro, di una bontà infinita, nonché pietra miliare della mia dieta australiana – tutta proteine e grassi saturi – che mi regalerà un bel souvenir di 4 kg da riportarmi a casa.
Saliamo lungo una ripida stradina fino all’ingresso del Golf Club dove è scritto a chiare lettere che è vietato entrare al solo scopo di avvicinare gli animali, ma non c’è bisogno: basta fermarsi nel parcheggio esterno per esserne praticamente circondati. Eccoli muoversi lentamente tra un golfista e l’altro, alla luce del tramonto, brucando l’erba in tutta serenità, non curanti della nostra presenza.
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Il risveglio a Lorne ha un sapore completamente diverso dall’atmosfera simil tetra della notte prima.
Sa del rumore di mare e di salsedine, sa di sole che timidamente illumina i volti di due bambini che ridono mentre si rincorrono in spiaggia e di vento che spettina i capelli; sa di un padre rilassato che si gode la lettura del suo giornale seduto su una panchina; sa del mio sguardo che segue divertito il volo dei Cacatua da un albero all’altro per poi planare sull’erba umida in cerca di cibo, mentre al di la del vetro, all’interno dell’unico cafe aperto in città, è la fragranza dolce di un enorme muffin ai frutti di bosco dal cuore tiepido e un enorme tazza di cappuccino fumante prima di rimettersi in viaggio.
l’australia è una meta che mi manca… spero di andarci prima o poi! meraviglia!
Ciao Beatrice, mi spiace risponderti solo ora ma il tuo commento era andato in spam 🙁
Ti auguro di andarci al più presto in Australia, ma per ora pensa a goderti il tuo prossimo viaggio a NY!
Pure in ottobre Lorne era immersa nel sonno… non un’anima in giro! Mi piacerebbe vederli in estate questi posti: cioè, con poca gente hanno il loro fascino, però… queste cittadine le ho trovate un po’ troppo deserte per i miei gusti!
Molto bello Anglesea invece :))
Noi ci siamo stati ad agosto, quindi in inverno, ed era ad dir poco spettrale! Anch’io sarei curiosa di vederla d’estate: la guida la descrive in modo del tutto diverso. La nota positiva: nessun problema per trovare da dormire; quella negativa: un solo ristorante aperto alle 9 di sera!
Che emozione leggere questo post! mi hai fatto tornare alla mente un fiume di ricordi, bellissimi. L’ Australia è rimasta nel mio cuore in un modo unico: più di qualsiasi altro posto. Bellissimi questi scatti. Complimenti… 🙂
L’Australia entra in un angolo di cuore e non se ne va più. E tu che l’hai vissuta per alcuni mesi lo sai bene. Grazie Ilaria per essere passata di qua!
Sono quei momenti inaspettati che ci accompagneranno per tanto tanto tempo.. Grazie per bel commento, Max!
Bellissimo !
“I CANGURIIII!!!” gli faccio eco mentre alzo gli occhi e vedo scorrere davanti al parabrezza 5-6 enormi animali saltellanti al centro della strada. Seguono alcuni secondi di completa esaltazione: siamo fermi in mezzo alla strada, la macchina fotografica nel frattempo mi è scivolata giù dalle mani, ci abbracciamo farfugliando più e più volte la parola “canguro” mentre saltiamo sui sedili in un goffo, infantile, tentativo di imitarli. E’ emozione forte, vera, indimenticabile.”
Mi sono rivisto in molte altre analoghe situazioni… sono sempre bei momenti !
Ciao ciao
Max