Il caffè delle cinque

Quando si vive lontano da casa, ci sono giorni in cui si scatenano moti di nostalgia incontenibili anche se quella di andare via è stata un’esigenza dettata dalla consapevolezza, maturata nel tempo, di voler cambiare vita. Ci sono giorni in cui è difficile accettare che nel posto che hai lasciato la vita vada avanti anche senza di te, probabilmente allo stesso modo, ma in quei giorni è proprio la sicurezza che tanto qualcuno c’è sempre e sempre nello stesso luogo a mancarti più di ogni altra cosa.

legs

Poi basta un incontro per dare un senso più completo alla tua nuova città e a farti realizzare che quella sensazione di immobilità è soltanto nella tua testa. Basta un incontro per tornare a casa felice, quella felicità genuina che ti fa sentire come nei primi anni di scuola quando bastava condividere il banco con un altro bambino per gridare ai quattro venti di aver un migliore amico.

Ci vuole poco per sentirsi legati ad una persona che si conosce da qualche ora quando si vive lontani da casa e le amicizie sono proprio la cosa che ti manca di più. E’ sufficiente un croque monsieur che gronda olio da tutti gli angoli, consumato sotto ad un sole che è un assaggio di una primavera prematura tra i tavolini all’aperto di Place du Borg de Four, e ad un paio di birre che ti ubriacano già alle due del pomeriggio.

Sono quelle conoscenze che vivi come se fossero delle vere e proprie amicizie perché ti sembra di averle da una vita: un’espressione, un paio di occhi chiari, il gesto compulsivo di toccarsi il viso di chi è sempre sull’orlo di una crisi di nervi ti ricordano la collega che negli ultimi anni sedeva al tuo fianco, compagna di tanti momenti di esasperazione condivisa, ma anche di tante risate.

Torni indietro nel tempo e allo stesso momento accarezzi delicatamente una visione un po’ sfocata del tuo futuro.

place du molard

Chiara è andata via dopo qualche giorno con la promessa di tornare quando se ne presenterà l’occasione: Ginevra non è una città che ti accoglie a braccia aperte se non hai un lavoro o qualcuno che si prenda cura di te.

Per un attimo mi sono sentita come se avessi perso qualcosa per strada.

So che di persone che entreranno ed usciranno dalla mia vita ce ne saranno a decine, ci sono già passata, così come so che questo non mi terrà lontano dallo spalancare la porta ogni volta. E con la stessa velocità con cui ho detto ciao a Chiara, ho incontrato altre persone diverse tra loro per trascorsi e provenienza, ma nelle quali ritrovo la mia stessa voglia di avere dei punti di riferimento.

Un pomeriggio, dopo la prima lezione di francese – alla quale ero andata con lo stesso entusiasmo di chi si appresta a fare un esame all’università – davanti ad un caffè, si sono intrecciate vite, si sono scambiati sguardi curiosi in cerca di complicità, sono esplose risate mentre il tempo è volato via tra chiacchiere stese copiosamente su una tavola rotonda fatta di donne che si presentavano, si aprivano, si incontravano.

Cappuccino

Alla mia destra sedeva una ragazza minuta con gli occhiali. Prima di sbarcare a Ginevra, ha vissuto diversi anni a Londra e questo me l’ha fatta piacere sin da subito. E’ ungherese, ma parla un inglese così perfetto che è musica per le mie orecchie. E quando ha scoperto che anche anch’io ho vissuto nella capitale inglese, mi ha stretto nell’abbraccio di chi cerca comprensione per l’attaccamento e l’entusiasmo che prova per quella città.

Sull’altro lato c’era lei, gambe da gazzella e capelli scuri lunghissimi, l’accento sudamericano molto marcato e il tono di voce basso, intimidito da un inglese un po’ incerto. E’ arrivata sei mesi fa dal Brasile, insieme al marito e i due figli piccoli. Ha raccontato di aver provato a sciare, rimettendoci un ginocchio già alla seconda volta e ha deciso, quindi, che gli scii non fanno per lei. Ginevra le sembra un po’ noiosa e le manca tanto la musica che si sente uscire dalle case e dai locali ad ogni angolo della sua città, ad ogni ora del giorno e della notte.

L’amicizia nasce nel momento in cui una persona dice ad un’altra:

“Cosa? Anche tu? Credevo di essere l’unica”.

C.S. Lewis

Di fronte invece lei, la ragazza che avevo visto alla reception prima di iniziare la lezione. Mi aveva colpito sin da subito per il sorriso e per il fatto che, dopo 5 minuti, aveva già rotto il distributore del caffè. Speravo che fosse nella mia stessa classe e sono stata contenta di vederla entrare qualche minuto più tardi. Ha appena 23 anni e si è trasferita dalla Colombia per sposare un ragazzo svizzero conosciuto un anno prima a Cartagena. Quel pomeriggio – come qualsiasi altro giorno, noteremo poi – aveva bisogno di parlare di lei, della sua famiglia, del suo Paese, lasciando trasparire tutta la sua voglia di apparire più grande della sua età e la nostalgia per la sua famiglia.

Più in là c’erano due grandi occhi azzurri e dei capelli biondi a far da cornice ad un viso dall’incarnato bianchissimo. Una profonda timidezza trapelava da ogni singolo movimento e dalle poche parole dette, ma era evidente che quella ragazza dall’Albania fosse felice di trovarsi lì in quel momento. Ascoltava con curiosità i miei racconti sull’Italia e sulla mia città – perché si sa, a prescindere da quanto uno abbia viaggiato, quando ci si trova lontani da casa si finisce sempre col parlare delle cose belle del proprio Paese.

Quell’appuntamento col caffè solo dopo un paio di giorni è diventata una piacevole routine in cui mi ritrovo spesso e con rammarico a fare il conto dei giorni che mancano alla fine del corso. E’ un momento di normale quotidianità che mi mancava e che riempie le mie giornate con leggerezza e calore. E’ la voglia condivisa di sapere che c’è qualcuno per noi anche fuori dalle mura di casa, che ha arricchito le nostre rubriche telefoniche e ci fatto ricevere l’invito per il nostro primo matrimonio a Ginevra.

Francesca

Francesca

Amante del caffè in tutte le sue forme, l'importante è che sia rigorosamente senza zucchero. Expat seriale. Innamorata del mondo in ogni sua sfumatura e latitudine, ha perso il cuore in Africa, ma finisce col cercarlo sempre in altri posti. Ne parla poco, ma ha un debole per Londra e il Medioriente.

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7 thoughts on “Il caffè delle cinque

    1. Hai detto bene: gioie e malinconie.. sono situazioni che ti danno sempre un senso di dualità, di vite parallele, di sentimenti opposti che convivono. Gli incontri sono una parte fondamentale di qualsiasi viaggio, forse il motore che ne alimenta il piacere.. a me fanno sentire migliore.

  1. Un post davvero dolce, rende bene l’idea di chi, come noi, si trova a cominciare una nuova vita e raccontare della propria. E poi è vero, si raccontano sempre le cose belle dell’Italia quando ne siamo lontani. Un abbraccio!

    1. Chi più di te potrebbe confermare certe sensazioni..? Ed è per questo che il tuo commento mi fa particolarmente piacere. Grazie Dani.
      P.s. appena riesco, ti rispondo all’email.


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