Lo scorso weekend sono arrivati degli amici dall’Italia e ci tenevamo a condividere con loro quello che ormai abbiamo denominato Tour no. 1, ovvero il primo itinerario che seguiamo quando qualcuno ci viene a trovare, che consiste in una passeggiata lungo la Montreux Riviera – una delle zone, secondo me, più belle della Svizzera Romanda – da Vevey al Castello di Chillon.
Lo scenario di cui si gode percorrendo l’autostrada già regala un ottimo motivo per arrivare da queste parti: dal finestrino dell’auto si vedono scorrere le colline di Lavaux che dolcemente degradano verso il lago, con i filari dei vitigni che disegnano trame e ne cambiano a tratti l’intensità di verde, come se fossero coperte da un immenso tessuto broccato. E tra gli appezzamenti di terra si alternando sparuti chalet di legno, vecchie fattorie e ville dalle grandi vetrate aperte su un panorama privilegiato che comprende le Alpi innevate, sull’altra sponda del lago; fin quando, dopo l’ennesima curva, la vista non si apre sulla prima cittadina della Riviera, Vevey, dove Charlie Chaplin decise di trascorrere gli ultimi 25 anni della sua vita. Allora si abbandona l’autostrada e si scende sempre più verso il lago, per raggiungere Montreux attraversando le vie urbane, tra i palazzi belle époque, le boutique e i cafè all’aperto.
Fino alla sera prima però eravamo in dubbio se andarci o meno, certi del rischio di rimanere imbottigliati nel traffico ed avere problemi a trovare parcheggio, considerato che siamo nel bel mezzo del Montreux Jazz Festival, il quale è iniziato il 3 luglio ed andrà avanti per due settimane.
Una manifestazione, quella del Jazz Festival, nata nel 1967 come una tre-giorni di puro jazz all’interno delle sale del Casinò di Montreux, ma che si è evoluta negli anni aprendo le porte a diversi generi e che ha visto esibirsi sui propri palchi i grandi nomi della musica internazionale, come Miles Davis, Ray Charles, David Bowie, Prince e B.B. King. Il nome di Montreux ormai è legato indissolubilmente alla musica in generale, anche per motivi ed accadimenti meno felici, che esulano dal glamour del Festival: ha ispirato canzoni, come la celebre Smoke on The Water dei Deep Purple, la quale ricorda l’incendio del 1971 che distrusse proprio il Casinò di Montreux durante un concerto di Frank Zappa; rappresentò il rifugio di Freddie Mercury durante gli ultimi mesi di vita e ospitò l’ultimo concerto di Lucio Dalla, la sera prima di essere colto da un infarto in un hotel della città.
Fortunatamente abbiamo deciso di andarci lo stesso ed abbiamo appurato che l’organizzazione svizzera non si smentisce mai: tanta gente, tantissimo movimento, ma traffico fluido e nessuno stress. Siamo arrivati verso l’ora di pranzo e probabilmente questo ci ha aiutati a trovare un posto al parcheggio di Place du Marché, riemergendo alla spalle della famosa statua del cantante dei Queen: in alternativa, per l’occasione sono state adibite aree parcheggio ad hoc gratuite, indicate sia dal personale addetto che da segnaletica speciale, relativamente lontane dal centro, con servizio navetta incluso, dove si può lasciare la macchina fino alle 5 di mattina.
Ma perché andare a Montreux durante il Jazz Festival anche quando i prezzi esorbitanti dei concerti dei nomi più blasonati sarebbero un buon motivo per starne alla larga?
per la musica comunque, in quanto tutti i giorni ci sono tantissimi concerti gratuiti, in diverse location sia all’aperto che al chiuso.
per il cibo che si può assaggiare lungo la promenade del lago, da Quai Jaccoud a Parc Vernex. E’ infatti il trionfo dello street-food grazie ai 32 stand che preparano al minuto delizie da tutto il mondo, dalla pizza alle più locali raclette e rosti, passando per la cucina thai e indiana, fino alla vegetariana. Si può mangiare liberamente sulle varie terrazze sul lago, sui tavolini sistemati lungo la promenade o sul primo muretto trovato libero.
per il lago, approfittando delle belle giornate di luglio e delle innumerevole spiaggette. Meglio ancora se si decide di affittare una barca o un pedalò per farsi un tuffo a largo e lasciarsi dondolare dolcemente dalle onde, circondati da uno scenario assolutamente fantastico.
per l’atmosfera estremamente rilassata ed informale in una città talmente elegante che, in altre situazioni, potrebbe apparire un pizzico snob.
per il tramonto dalle sfumature rosa-arancio che infuoca le acque del Lemano e che non ha nulla da invidiare a quelli di mete più esotiche, immersi in un clima di festa in cui in molti danno prova delle proprie capacità musicali ed è facile, quindi, ritrovarsi davanti ad un concertino jazz le cui note arrivano proprio dalle acque del lago.
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