Viaggi in camper: ricordi di un’estate magica

Correva l’anno 1986 ed io facevo le scuole elementari.

In Italia l’economia andava alla grande, le strade erano invase dai jeans sopra le caviglie dei paninari e la radio mandava in onda successoni come Papa don’t preach di Madonna e Easy Lady di Ivana Spagna.

E’ stato anche l’anno in cui abbiamo smesso di mangiare le fragole, perché in qualche parte lontana nel mondo si era verificato il più grave incidente in una centrale nucleare della storia e io, alla domanda della maestra su chi fosse il presidente della Repubblica Italiana, risposi Gorbačëv, tanto che se parlava al telegiornale.

Ma soprattutto era l’anno in cui saremmo partiti per quel viaggio programmato durante l’inverno da papà, che ci avrebbe portati per un mese tra Sardegna e Corsica.

Non era la prima vacanza a bordo del nostro Freccia Uno, ma l’idea mi eccitava particolarmente perché con noi sarebbe venuta una famiglia brindisina conosciuta l’estate prima in un campeggio di Torre dell’Orso. Anche loro avevano un camper: tre bambine su per giù della mia età, una mamma ed un papà, insegnate di educazione fisica, grazie al quale avevo imparato a nuotare.

camper

Delle bellezze paesaggistiche delle due isole ho solo qualche vaga reminiscenza, ma sono certa che a mia madre sia piaciuta più la Corsica e che abbiamo visto da fuori la casa di Napoleone Bonaparte.

Oltre a questo, i ricordi di alcuni momenti di quell’estate sono ancora vivi nella mia memoria a distanza di trent’anni.

Mi fa quasi paura a scriverlo.

Ricordo di quella volta che ci fermammo con il camper vicino ad un resort di lusso in Sardegna e qualcuno venne subito a dirci di non banchettare all’aperto e di non lasciare gli asciugami stesi fuori: noi ragazzini – per dispetto – sgattaiolammo di nascosto nel resort e ci tuffammo in quella piscina megagalattica; ricordo le serate passate a raccontarci confidenze su un muretto vicino al mare; il non volere mai andare a dormire; i pranzi e le cene sempre insieme, alle quali si aggiungevano spesso altri camperisti incontrati lungo la strada.

A rendere tutto più speciale era lo stile del viaggio, quel girovagare verso mete sconosciute e la sensazione rassicurante di sentirsi sempre un po’ a casa: il nostro piccolo camper era il camerino dal quale facevo la mia comparsa, indossando trucchi e gioielli di mia madre, per lo spettacolo serale che mettevamo in scena per i nostri genitori; era la casa in cui invitavo le mie amiche per un pranzo a base di pietanze di plastica; la sua mansarda era il letto enorme di una principessa e il rifugio nel quale, tirata la tendina, nessuno poteva vedermi.

camper

Sono passati trent’anni e mio padre è ancora un camperista. Mia madre lo è diventata con il tempo.

Il vecchio Freccia Uno è stato sostituito, ma lo spirito è sempre lo stesso: partire per un weekend improvvisato o per un mese intero, con una meta finale da raggiungere e tante altre da aggiungere lungo il percorso, in piena libertà, come solo un viaggio itinerante in camper permette di fare.

Lo scorso anno i miei hanno seguito il cammino di Santiago di Compostela, proseguendo poi fino a Lisbona; quest’anno raggiungeranno San Pietroburgo, passando per Vienna, Varsavia e Paesi Baltici. A me piacerebbe raggiungerli per qualche giorno in questo itinerario che si prospetta bellissimo, così come, con il senno del poi, mi sarebbe piaciuto girare l’Australia in camper, Paese perfetto per un viaggio en plein air, se solo mi fossi informata prima.

Infatti, se non si possiede un camper o si sogna una meta lontana, è possibile noleggiare un mezzo in qualsiasi parte del mondo: il sito di Campanda mette a disposizione 25.000 veicoli in 800 località diverse, come Australia appunto, USA e Islanda.

***

Si dice che la passione per il viaggio dipenda dal DND4-7R, una componente genetica associata ai livelli di dopamina nel cervello e correlata alla curiosità e all’irrequietezza.

Io credo in questa teoria e sono anche convinta che il gene del viaggiatore sia ereditario ed è il più bel regalo che mio padre, con il suo spirito di avventuriero e di camperista, potesse farmi.

Post in collaborazione con Campanda.

Francesca

Francesca

Amante del caffè in tutte le sue forme, l'importante è che sia rigorosamente senza zucchero. Expat seriale. Innamorata del mondo in ogni sua sfumatura e latitudine, ha perso il cuore in Africa, ma finisce col cercarlo sempre in altri posti. Ne parla poco, ma ha un debole per Londra e il Medioriente.

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2 thoughts on “Viaggi in camper: ricordi di un’estate magica

  1. Che sogno. Non ho mai avuto un camper, nè ho mai fatto un’esperienza simile, ma questo post mi ha fatto venire il desiderio di farlo. Il mio compagno ha passato l’infanzia e l’adolescenza andando in vacanza in roulotte e penso che non gli dispiacerebbe una cosa simile, anzi potrebbe unire i nostri differenti modi di vedere un viaggio. Avere dei genitori che viaggiano penso sia una delle cose più belle che possa capitare ad un bambino, lo dicevo proprio l’altro giorno a Massimo. Se avessi dei figli mi piacerebbe moltissimo farli viaggiare sin da piccoli, anche all’estero. E’ una cosa stupenda.

    Stavo giusto pensando che non avrei il posto fisico in cui sistemare un eventuale camper, e tu hai pensato anche a questo 🙂 fantastico!

    1. Sono d’accordo con te Anna, avere dei genitori che amano viaggiare è sicuramente una fortuna.. anche se poi gli devi correre dietro quando decidi di tornare a casa! 😉
      Scherzi a parte, non avrei mai pensato ad un Massimo camperista: io sfrutterei l’onda dei ricordi adolescenziali per organizzare un bel tour dei Paesi Scandinavi!


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