Reykjavík, di foto e curiosità

I paesaggi lunari, le cascate maestose e i ghiacciai dalle sfumature turchesi sono stati il motivo principale del nostro viaggio in Islanda.

Durante la stesura dell’itinerario, considerando che saremmo atterrati all’aeroporto internazionale di Keflavík, che dista circa 40 chilometri dalla capitale, ed avremmo proseguito lungo la Ring Road in senso antiorario, abbiamo previsto una sosta a Reykjavík alla fine del tour.

Nonostante avessi letto pareri discordanti in merito, che spaziavano dal non offre un granché  a vere e proprie dichiarazioni d’amore, Reykjavík – già solo per il suono del nome – mi ha da sempre incuriosito.

Ricordo di aver insistito per fermarci almeno due notti e mai scelta fu più azzeccata.

Al nostro arrivo in città, dopo aver guidato per chilometri contro un vento che sembrava volesse far volare via qualsiasi cosa, compreso il nostro fuoristrada, Reykjavík ci accoglie con un tramonto sulla baia dai colori a dir poco pazzeschi che ci costringe a fermarci in curva, sul ciglio della strada, a scattare una foto ricordo.

Con la nostra, un’altra decina di macchine fotografiche saltate fuori in tutta fretta da una portiera lasciata aperta.

Reykjavik

Più che una visita alle sue attrazioni turistiche, il nostro è stato un girovagare senza una meta ben precisa lungo le strade della città.

Reykjavík si presenta sin da subito con un mix unico di stili architettonici diversi: modernità e tradizione, vetro e acciaio, rivestimenti in legno e lamiera, ma soprattutto colori.

Colori pastello a tinta unica che ravvivano le facciate di deliziose casette a due piani o che si mischiano tra loro dando forma a veri e propri murales giganteschi.

Reykjavik 2

Reykjavik 7

Reykjavik

Reykjavik

Reykjavik 6

Reykjavik 1

Circondata da montagne innevate e mare, in un quadro d’insieme che non potrebbe essere più pittoresco, ciò che rende davvero Reykjavík ancora più speciale è l’atmosfera di allegria e spensieratezza che, soprattutto nel weekend, si respira per strada e all’interno dei suoi locali.

Solitamente al termine di un viaggio che mi ha portato a stretto contatto con la natura ed esposto a rapporti sporadici con la società moderna, faccio sempre un po’ fatica a riconciliarmi con quest’ultima, e nonostante all’arrivo in città le lande desolate islandesi mi mancassero più di ogni altra cosa, ricordo il venerdì sera a Reykjavík come una delle più belle serate trascorse in un locale.

Attratti dalla musica dal vivo, siamo entrati al B5 lungo la Bankastræti con l’intenzione di dare giusto una sbirciatina per il tempo di un drink e siamo finiti a cantare a squarciagola seduti al tavolo con i nostri amici per una notte fino a chiusura.

Reykjavik 5

Reykjavik 4

Reykjavik

In fin dei conti cosa ci si può aspettare da una città nella quale è abitudine chiudere la serata sorseggiando zuppa di pesce – acquistata al foodtruck magicamente materializzatosi all’angolo della strada – al posto di cornetto e cappuccino?

Nonostante il mio amore per il caffè, ha vinto la zuppa per due sere di seguito.

3 curiosità

Le carrozzine vengono lasciate fuori dal locale, pupo compreso.

Mi è capitato di vedere diverse volte, sia a Reykjavík che a Akureyri, una o più carrozzine parcheggiate vicino la vetrata di un bar con tanto di bambino a schiacciare la migliore delle pennichelle. In un Paese in cui la sicurezza raggiunge livelli massimi, pare che questa sia un’abitudine comune delle mamme islandesi: in questo modo loro si godono caffè e chiacchiere con le amiche – avendo il bambino sempre a vista e sotto controllo con il baby phone – mentre lui gode dell’aria fresca e non viene disturbato dal trambusto del locale.

Viva la cultura!

L’Islanda ha un tasso di alfabetizzazione del 100%; uno dei più alti tassi di vendite pro capite  di libri e il più alto tasso di ingressi al cinema in tutto il mondo. Sembra che le varie forme d’arte siano il passatempo preferito della maggior parte degli islandesi, c’è quindi chi si da alla poesia, alla pittura, alla scultura e chi alla musica: da qualche anno la scena musicale islandese è in pieno fermento e accade sempre più spesso che i talenti della terra degli elfi escano dall’isolamento e trovino il successo anche oltre confine.

Io sono Aragorn, figlio di Arathorn.

L’elenco telefonico in Islanda è organizzato per nome e non per cognome, come avviene nella maggior parte dei paesi occidentali. Questo dipende dal fatto che i cognomi continuano a seguire il sistema vichingo del patronimico e sono tutti molto simili tra loro: il cognome del nascituro, infatti, sarà formato dal nome del padre +son, nel caso sia maschio, o +dóttir, se è femmina, pertanto è normale amministrazione che due fratelli abbiano cognomi diversi in base al sesso.

***

Del mio weekend a Reykjavík l’unico rammarico è stato quello di non aver potuto salire sul campanile della Hallgrímskirkja, la chiesa luterana simbolo della città, per guardarla dall’alto, in quanto chiusa per funzione funebre – cosa che ci è successa anche a Akureyri, ma in questi casi è meglio non farsi troppe domande.

Ma allo stesso tempo, posso dire che a Reykjavík ho trascorso uno dei sabato sera più alternativi: seduta su un muretto gelido a due passi dal mare a far foto ad una – seppur timida – aurora boreale.

Reykjavik

Francesca

Francesca

Amante del caffè in tutte le sue forme, l'importante è che sia rigorosamente senza zucchero. Expat seriale. Innamorata del mondo in ogni sua sfumatura e latitudine, ha perso il cuore in Africa, ma finisce col cercarlo sempre in altri posti. Ne parla poco, ma ha un debole per Londra e il Medioriente.

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20 thoughts on “Reykjavík, di foto e curiosità

  1. Bellissime foto, Franci.
    Adoro i dettagli e qui ce ne sono tanti!!!

    L’Islanda è ancora nella mia wish list ma temo ci rimarrà ancora per un po’ prima di arrivare in cima perchè,m al momento, ci sono altre priorità…. ma non si sa mai….

    Baci baci…

    1. Grazie Ele!
      Reykjavìk è una delle città più giovani e divertenti in cui io sia mai stata.
      Prima o poi ci devi andare in Islanda: capisco che il tuo cuore batta un po’ più a sud, come il mio del resto, però questo è uno di quei viaggia che vanno fatti assolutamente almeno una volta nella vita! Poi c’è pure chi questa cosa la prende troppo sul serio e ci torna anche una seconda volta.. 😉

  2. Ciaooooo.
    Sto leggendo tutto quello che hai scritto sull’islanda e sto fremendo dall’idea di partire. Anche io come te sono una viaggiatrice, forse un po meno…però questo sarà il mio prossimo viaggio!! Hai scritto cose stupende e incredibilmente interessanti. Novembre però è un brutto periodo? vorrei avere la fortuna di poter vedere anche l’aurora boreale…cosa consigli?

    1. Ciao Laura! Piacere di conoscerti! Che dire.. il tuo prossimo viaggio non poteva essere più bello! Non credo che novembre sia un brutto periodo: da settembre in poi in Islanda è inverno, ma questo già lo sai, con la differenza che se ti dice male becchi brutto tempo anche in piena estate (come è successo a noi a giugno).. quindi non pensarci troppo! Per quanto riguarda l’aurora hai scelto la stagione giusta: in qualche post ho messo il link al sito per controllarne l’attività. Devi sperare in un bel cielo terso e stare in zone poco illuminate, quindi praticamente ovunque fuori da Reykjavik. Avendo poche ore di luce, eviterei un itinerario troppo fitto e attrezzati soprattutto per contrastare il vento, che è la vera rogna del meteo islandese. Se hai altre domande, sono qui!

  3. Ciao Francesca! mi sono imbattuta per caso nel tuo blog e devo dire che le tue recensioni sono molto utili! partirò a febbraio per l’Islanda, una toccata e fuga di 5 giorni e l’itinerario che ho organizzato è identico al tuo! posso chiederti in che periodo e per quanti giorni sei stata in Islanda? grazie!

    1. Ciao Giulia, bentrovata!
      Io sono stata in Islanda le ultime 2 settimane di agosto, quindi nel periodo in cui le F Road sono ancora aperte, e questo ci ha permesso di fare tantissime deviazioni rispetto alla mappa che probabilmente hai visto nel post in cui parlo della programmazione.
      Immagino però che tu ti riferisca all’itinerario breve, perché in 5 giorni, tra il meteo e le poche ore di luce, seguire tutto il periplo, la vedo un po’ dura..
      Fammi sapere perché non posso rimanere con questo dubbio e se hai domande, scrivimi anche per email, se preferisci: sarò felice di risponderti 😉

  4. Dopo aver letto il tuo articolo, mi è venuta la curiosià di visitare l’Islanda. L’itinerario che hai creato mi sarà senz’altro d’aiuto nella pianificazione del viaggio.

    1. Grazie Mario! Eh si, ho notato anch’io che volare da altre città europee è molto meno caro 🙂 Quindi tra qualche mese ti aspetta questo viaggio fantastico, che giro farai?

  5. Così come per Dubai, tu hai la capacità di raccontare le città da un punto di vista diverso, sempre molto personale, che mi fa venir voglia di scoprire città che non sono nell’elenco dei miei must see!
    E le curiosità che ci hai svelato sono una vera chicca!!

  6. Che spettacolo, mi è sembrato di vederti in quel locale a cantare coi locali 🙂 ma cosa cantavate esattamente? XD Dei cognomi lo sapevo già grazie ad un libro che ho letto e delle carrozzine pure ma grazie a una puntata di Pif in Islanda. Se non erro l’altro motivo per cui si lasciano i bimbi fuori è per renderli più forti fisicamente. Ci sarebbe anche il fatto che le donne islandesi e nordiche godono veramente della parità dei sessi 🙂 ahhh, le abitudini nordiche sono troppo affascinanti *___*

    1. C’era un gruppo che suonava cover di canzoni famose (PJ, U2, etc) quindi era facile cantare anche per noi 😉
      Hai ragione in merito ai bambini: l’aria “fresca” li fortifica!
      Per quanto riguarda parità e sostegno alle mamme che lavorano, è un altro pianeta..


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