Great Ocean Road: quel che cerchi e quel che non ti aspetti

“Here you’ll likely see koalas. Do you know what I mean when I say koala?”

gestore del motel di Lorne

.

E’ arrivato il momento di rimetterci in viaggio: 232 km ci separano dalla meta finale della giornata, Port Fairy, e il programma, fittissimo di tappe intermedie, dilaterà tempi e spazi in maniera esponenziale, tant’è che il gestore del motel dove dormiremo ci farà notare – senza alcuna polemica – che mancavamo solo noi all’appello tra gli ospiti attesi per quella sera.

Ricorderò questa giornata come una delle più emozionanti: sarà che ormai ci siamo addentrati quanto basta in quest’Australia cosi ricca di colpi di scena nella sua biodiversità, che basta davvero uscire un attimo dal tracciato, allontanarsi di pochi chilometri dalla Great Ocean Road – che già di per se è un gran bello spettacolo – e ritrovarsi in un mondo completamente diverso.

La prima sosta sarà alle Erskine Falls, poco più a nord di Lorne: la strada, in un primo tratto costeggiata dai tipici alberi di eucalipto, si trasforma in breve in un percorso all’interno di una fittissima foresta pluviale, con gli alberi altissimi che chiudono quasi completamente il cielo e delle felci dalle dimensioni impressionanti.

Scendiamo lentamente sotto la pioggia i 250 scalini fino ai piedi della cascata per ammirare tutti e 30 i metri del suo salto: siamo nel verde più lussureggiante, con la sensazione di trovarci in un’altra dimensione, lontanissimi dai paesaggi che avevamo imparato a conoscere fino a quel momento.

Erskine Falls Great Ocean Road

Erskine Falls Great Ocean Road

Erskine Falls Great Ocean Road

Proseguiamo alla volta di Kennett River, una minuscola cittadina nei pressi della Great Ocean Road, nella speranza di avvistare finalmente il primo koala.

L’informazione deve essere riportata nelle guide di tutto il mondo visto che, dopo ore di solitudine assoluta, ci ritroviamo con tutti i turisti del sud Australia radunati per lo stesso motivo nella stradina vicino alla tavola calda del paese.

Dopo aver perlustrato tutti gli alberi che costeggiano la strada, finalmente ne avvistiamo uno, accoccolato su un albero, perso nel più profondo dei sonni. Ma è distante, bisogna salire su una montagnetta di terra: mi arrampico a fatica aggrappandomi all’erba bagnata, per ritrovarmi immersa nelle frasche del giardino di una casa privata: ma lui è ancora troppo lontano, troppo in alto per essere visto bene e decido quindi di scivolare nuovamente in strada, portandomi dietro tutto il fango che posso.

Ma come i turisti sanno che li ci sono i koala, decine di pappagalli sanno che li ci sono i turisti e se Kennett River è stata una tappa un po’ deludente per quanto riguarda l’incontro con gli animaletti pelosi, lo stesso non si può dire per l’accoglienza riservataci da questi coloratissimi pennuti.

Io, del resto, mi esalto con poco..

.

Costretta a scrollarmi di dosso anche l’ultimo pappagallo, risaltiamo in macchina in direzione della Mait Rest Rainforest, nei pressi di Apollo Bay, e se la vegetazione delle Erskine Falls mi aveva stupito, quella di questa foresta mi ha lasciato letteralmente senza parole.

Una passerella di legno si addentra in un loop di 800 metri tra archi formati da felci giganti e radici ricoperte di muschio di alberi secolari, scavati nel tronco come fossero grotte. C’è il silenzio può assoluto; pioggia e umidità sono un tutt’uno; l’aria sa di verde, di erba e di corteccia; l’aria sa di tutta la forza della Natura.

Ma è mentre siamo diretti a Cape Otway Lighthouse che facciamo un incontro del tutto inaspettato.

Avevamo appena imboccato la Lighthouse Road, una stradina tortuosa costeggiata da alberi di eucalipto, quando Mister sterza tutto a sinistra e frena quasi di colpo: un grosso koala se ne sta sul ciglio della strada a rovistare tra le foglie, sveglio, attivo e cammina più velocemente di quanto ci aspettassimo.

Scendiamo immediatamente dalla macchina, muovendoci lentamente, in silenzio, per non spaventarlo. Riusciamo ad avvicinarci un po’ ma lui non si gira nemmeno una volta a guardarci: ha quello sguardo assente e stralunato che contraddistingue i koala e continua a camminare, fino a quando non svanisce definitivamente tra i cespugli.

Siamo entusiasti e sorpresi: quella sarà l’unica volta che vedremo un koala in libertà non aggrappato al ramo di un albero.

E dopo pochi metri, sugli alberi sempre lungo la Lighthouse Road, ne avvisteremo tanti altri.

Mancano ancora 100 chilometri a Port Fairy ed il sole già sta tramontando, ma è probabilmente il miglior momento per arrivare ai Dodici Apostoli: il momento migliore di tutta la giornata per ammirare la maestosità di questi enormi faraglioni allineati in mezzo al mare.

Quella sera il cielo era coperto da una compatta coltre di nuvole d’argenteo, ma la luce che filtrava era sufficiente a regalare un’aurea rosea tutt’attorno, nata dal riflesso del colore delle rocce e catturata dalle onde del mare.

dodici apostoli Great Ocean Road

Francesca

Francesca

Amante del caffè in tutte le sue forme, l'importante è che sia rigorosamente senza zucchero. Expat seriale. Innamorata del mondo in ogni sua sfumatura e latitudine, ha perso il cuore in Africa, ma finisce col cercarlo sempre in altri posti. Ne parla poco, ma ha un debole per Londra e il Medioriente.

RELATED ARTICLES

Sfarzo e tradizione: le 10 attrazioni migliori per scoprire Dubai
Storie di sogni e di piccoli guerrieri

5 thoughts on “Great Ocean Road: quel che cerchi e quel che non ti aspetti

    1. Considerato che hanno una notte in meno, il primo giorno mi spingerei il più possibile verso Cape Otway. Per il resto, leggi l’altro commento 😉

  1. Ciao Francesca!
    Sto cercando info perchè sto aiutando degli amici con il loro viaggio in Australia 🙂
    Faranno la Great Ocean Road da Melbourne a Cape Jervis ed hanno a disposizione (con la notte a Cape Jervis per prendere il traghetto il mattino seguente) 3 notti.
    Che stop consiglieresti tu che l’hai già fatta? Kennet River niente di che quindi?
    Continuo a leggere i tuoi post 🙂
    Thanks
    Elisa

    1. Ciao bella!

      Noi abbiamo pernottato a Port Fairy, Robe e Victor Harbor; da quest’ultima siamo partiti la mattina per prendere il traghetto a Cape Jervis per Kangaroo Island (dove immagino siano diretti anche loro).

      Le tre cittadine che ti ho nominato sono carine, anche se ci sono stata ad agosto, quindi in pieno inverno ed erano molto molto tranquille: in bassa stagione la maggior parte dei ristoranti sono chiusi e quelli aperti solitamente chiudono prestissimo (9 p.m.) perciò, se non hanno intenzione di cucinare, è meglio pernottare in centri un po’ più grandi. La più bella per me è Victor Harbor, dove c’è Granite Island sulla quale è facile incontrare pinguini e foche.

      Kennet River.. simpatici i pappagalli, ma la ricordo non più grande di un incrocio con una pompa di benzina e qualche casa..

      Da non perdere, secondo me, la Mait Rest Forest e Cape Otway Lighthouse (anche perchè la strada che porta al faro è piena piena di koala!).

      Sono qui se hai bisogno.
      Un abbraccio,
      Francesca


Leave a Reply